L’appuntamento annuale di Colloqui.AT.e, che Genova avrà l’onore di ospitare nel Settembre 2022, è un’occasione istituzionale di incontro assai stimolante che offre ai Docenti di Architettura Tecnica, e non solo, l’occasione per ritrovarsi, confrontarsi sui temi della ricerca e mantenere vivo il senso di appartenenza nel segno del ricordo di quanti ci hanno preceduto e nella cifra dell’entusiasmo dei numerosi giovani che si affacciano alla disciplina con vivace curiosità e rigoroso impegno.
Memoria e Innovazione sono a ben vedere la rappresentazione semantica del nostro essere un punto ideale immerso in un flusso, apparentemente unidirezionale, che scorre rapido e inarrestabile e che, in ogni infinitesimo attimo del suo percorso, lascia simultaneamente il passato per precipitarsi verso il futuro.
Noi, fisicamente in senso classico, viviamo certamente nel presente, ma, come da sempre ci si interroga, il presente è un’entità sfuggevole che può esistere, perché in ogni attimo il passato non c’è più e il futuro deve ancora arrivare, oppure non esistere, perché lo stesso attimo rappresenta contemporaneamente passato e futuro.
L’Architettura e la Tecnica, nel loro perenne rincorrersi e sovrapporsi fra passato, presente e futuro, sono ontologicamente sussidiarie l’una dell’altra: la prima necessita della seconda per diventare ente reale, la seconda senza la prima perde ogni ragione d’essere. Se nella sua accezione primigenia la prima è spontaneamente espressione della seconda, e viceversa, lo sviluppo autonomo della seconda, sincronico allo sviluppo del pensiero razionale, ha reso più complicata la relazione fra capacità di produrre significati e idea di costruzione dando luogo a dualismi, spesso non risolti, fra intellettualismo e praticismo, tecnicismo e formalismo. Il tutto al continuo mutare delle condizioni sociali al contorno.
L’Architettura Tecnica, nata nel tardo ‘800 dalla fiducia positivista nell’idea di una disciplina che fosse teatro di regola e di obbedienza storicistica e tecnicista, fino ad ambire al controllo del processo progettuale, si trova oggi a fare i conti con globalismo, ecologismo, immaterialità, cultura dell’immagine, crisi dell’oggettivismo. Il suo ruolo, assai difficile da interpretare, sembra convergere su quello di mediatrice fra mondo concreto della prassi, sempre più governato da rigorismo normativo, e giudizio interpretativo su espressioni fattuali quasi sempre prive di coerenza rispetto a programmi ideali definiti.
Il postulato “l’architettura è arte di costruire”, che ha retto sul piano teoretico le temperie dei tempi, potrebbe non essere più sufficiente a garantire quella linea di continuità sulla quale l’Architettura Tecnica ha camminato nella sua lunga vita cogliendo di volta in volta le occasioni per rigenerarsi prima nella didattica e, quindi, nella ricerca.
Partendo dal presupposto che l’Architettura Tecnica, in quanto disciplina di antica tradizione, sia il frutto di una costruzione storica, sembra venuto il momento di una profonda riflessione che, a partire dalla presa d’atto della infruttuosità delle rigide perimetrazioni disciplinari, si apra alla dimensione eteronomica dell’architettura per non trovarsi relegata in una dimensione di mero servizio al progetto.
La questione è tanto complessa quanto affascinante, mirando a rendere il bisogno di espressione non alieno rispetto allo stato di necessità imposto, oggi più che mai, dalle questioni contingenti.
The annual appointment of Colloqui.AT.e, which Genoa will have the honour of hosting in September 2022, is a very stimulating opportunity for researchers in Architectural Engineering, and not only, the chance to get together, discuss research topics and keep alive the sense of belonging in the memory of those who have preceded us and in the enthusiasm of the many young people who approach the discipline with lively curiosity and rigorous commitment.
Memory and Innovation are, on closer observation, the semantic representation of our being an ideal point immersed in an apparently unidirectional flow, which scrolls swiftly and unstoppably and which, in every infinitesimal moment of its path, simultaneously leaves the past to rush towards the future.
We, physically in the classical sense, certainly live in the present, but, as we have always wondered, the present is an elusive entity that can either exist, because in each moment the past is no longer there and the future has yet to arrive, or not exist, because the same moment simultaneously represents both past and future.
Architecture and Technology, in their perennial chasing and overlapping of past, present and future, are ontologically subsidiary to each other: the former needs the latter to become a real entity, the latter without the former loses all reason for being. If in its primordial meaning, the former is spontaneously an expression of the latter, and vice versa, the autonomous development of the latter, synchronous to the development of rational thought, has complicated the relationship between the capacity to produce meanings and the idea of construction, giving rise to dualisms, often unresolved, between intellectualism and practicalism, technicalism and formalism. All this as the social conditions around it changed.
Technical Architecture was born in the late 19th century from the positivist belief that the design process could be controlled. Today it has to coexist with globalism, ecologism, immateriality, image culture, the crisis of objectivism. Its role is very difficult to interpret, but it seems to converge on that of mediator between the concrete world of practice, increasingly governed by rigorism of standards, and the interpretative judgement on design expressions almost lacking coherence with respect to defined ideal plans.
The postulate “architecture is the art of building”, which on a theoretical level has stood the test of time, may no longer be sufficient to guarantee that line of continuity on which Technical Architecture has walked in its long life, seizing from time to time the opportunities to regenerate itself first in didactics and then in research.
Starting from the assumption that Technical Architecture is a discipline with an ancient tradition and is therefore the fruit of a historical process, a profound reflection seems necessary. The starting point may be the awareness of the fruitlessness of rigid disciplinary perimeters and the openness to the heteronomic dimension of architecture; this could avoid being relegated to a dimension of mere service to the project.
The question is as complex as it is fascinating to give due importance to the need for expression, as opposed to the state of necessity imposed by current contingent issues.